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Trattamento della miopia con laser ad eccimeri

3 Maggio 2017 by carmineciccarini

Il trattamento con laser ad eccimeri rappresenta una tecnica di microchirurgia oculare per la correzione della miopia

Dopo quasi 20 anni di esperienza sul tarattamento della miopia con laser ad eccimeri, vorrei trarre alcune considerazioni confrontando i risultati ottenuti con la metodica PRK e Lasik; (con femptolaser e microcheratomo).

La mia conclusione, dopo oltre 4000 interventi, è che il risultato finale sia il medesimo.  Anche se oggi è “di moda” utilizzare la metodica Lasik con femtolaser; per il fatto che i pazienti non avvertono dolore e riprendono prontamente un ottimo visus.

Il fatto di avere un pronto recupero e di non avvertire dolore non deve però portare a considerazioni troppo affrettate; il flap (cioè lo spertellino corneale creato nella Lasik con il femtolaser) pone problemi che spesso i pazienti non considerano, sottovalutando che i loro occhi siano stati sottoposti ad un vero intervento di chirurgia oculare.

Gli occhi, dopo l’uso di questa metodica, non devono essere toccati o sfregati; è il flap potrebbe spostarsi e determinare un astigmatismo corneale spesso irregolare.

In casi simili bisogna subito re-intervenire tramite riposizionamento del flap nella situazione ideale. Fino a pochi anni fa, nellaLasik si creavano flap di 160/180 micron, mentre attualmente lo spessore è di 90/110/130 micron a seconda dello spessore corneale del paziente.

A questo punto sorge una domanda: “i pazienti che avevano subito l’intervento in precedenza cosa rischiano?”, nessuno risponde a questo quesito anche perchè ci sono milioni di persone nel mondo che hanno fatto questo trattamento.

Personalmente cerco di lasciare uno spessore di 400/420 micron; quindi tratto con lasik solo cornee con spessore da 600 micron in su.

Considerazioni

Naturalmente il paziente deve “fidarsi” dell’esperienza dell’oculista che lo visita per cui conta molto il curriculum, il numero di interventi eseguiti e, questo mi venga permesso, anche l’età del medico; un giovane medico non potrà sicuramente la stessa esperienza di uno specialista che ha eseguito migliaia di interventi in più. Questo vale per tutti i tipi di chirurgia.

Metodica PRK

Nella metodica PRK, più che un autentico dolore si avverte un bruciore che dura qualche giorno. Questo per la disepitelizzazione corneale creata dal chirurgo prima dell’applicazione del laser ad eccimeri ed il visus è per 1/2 settimane non ancora perfetto.

Anche il rischio di haze (opacamento corneale) persistente nella metodica PRK non era  molto elevato, nemmeno 15 anni fa, se si raffreddava la cornea con liquidi freddi subito dopo il trattamento specie con laser evoluti.

Il problema in realtà era che un numero discreto di pazienti non utilizzava correttamente e per lungo tempo le prescrioni. Qualcuno addirittura si autoprescriveva anestetici topici usandoli frequentemente e in certi casi generando gravi problemi corneali. (ricordo un paziente che per non sentire dolore utilizzava la novesina fino a 20 volte al giorno causando una ulcerazione persistente e in seguito alla cicatrizzazione alterata un opacamento).

Conclusioni

Oggi, sotto la spinta delle industrie biomedicali, molti medici sono indotti ad utilizzare tecnologie avanzate senza averne completa coscienza. Bisognerebbe porsi la domanda: “fra 40 o 50 anni, quando questi pazienti si opereranno di cataratta, siamo sicuri che non avranno problematiche corneali legate al pregresso intervento di correzione della miopia?

La risposta è nell’avere buon senso e consigliare la soluziore migliore valutando il paziente anche dal punto di vista umano oltre che puramente clinico. Pazienti scarsamente affidabili riguardo ad una perfetta esecuzione delle terapie e dello stile di vita nel post-operatorio non andrebbero operati.

 



Dr. Carmine Ciccarini

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