Maculopatia senile
Degenerazione della retina centrale che solitamente si manifesta dai 50 anni in poi
La maculopatia senile è una affezione che colpisce la retina centrale, chiamata appunto macula, spesso trasmessa geneticamente; essa comporta una riduzione visiva spesso imponente nelle forme avanzate.
Anamnesi
Comporta una visione distorta delle linee causata dalla deformazione della retina, tanto che la prima cosa che riferiscono i pazienti, osservando la linea verticale dell’ottotipo, è la visione “ondulata” della stessa, oltre ad una riduzione visiva.
La diagnosi di maculopatia è praticamente certa anche se esitono vari tipi della patologia.
Diagnosi differenziale
Esistono varie forme di maculopatie oltre a quella senile, ma per queste si rimanda ad altri articoli.
Il 5% circa della cecità mondiale è appunto derivata dalla maculopatia senile.
Fra i fattori di rischio che predispongono alla malattia abbiamo fumo, alcool, diabete, ipertensione, dieta povera di grassi polinsaturi, disturbi coagulativi e, fattore importante, l’esposizione alla luce solare ed ad una radiazione cosmica non più filtrata dall’ozono. (per esempio sopra la città di Sidney, dove esiste un buco dell’ozono importante, l’incidenza della patologia risulta maggiore).
Nella pratica clinica si osservano comunque soggetti che, pur non avendo i fattori appena citati, sviluppano ugualmente la malattia, questo per dire che esistono sicuramente fattori genetici predisponenti.
Esistono due forme di degenerazione legata all’età: una forma secca ed una forma umida.
La prima è più lenta, ma progressiva nel tempo, mentre la seconda apparentemente peggiore. In realtà con i farmaci di oggi si può curare spesso brillantemente anche se richiede una terapia a cicli con farmaci anti VEGF da ripetere negli anni e a volte con più cicli l’anno.
La distribuzione fra le due forme è del 90% per la forma secca e del 10% per quella umida. Spesso entrambe le forme si accompagnano con la presenza di drusen, nodulini giallastri sottoretinici che se non troppo numerosi non danno alcun problema.
Delle drusen poi abbiamo due tipi: quelle dure e quelle morbide; queste ultime più pericolose perché si accompagnano con maggiore frequenza a neovascolarizzazione.
Diagnosi
Oggi l’esame principe è l’OCT, che richiede pochi minuti, non è invasiva e si svolge con pupilla normale, senza cioè essere dilatata.
L’OCT permette di evidenziare la presenza di edema, drusen, neovascolarizzazioni, distrofia dell’epitelio pigmentato e membrane epiretiniche.
In poche parole tutto quello che ci occorre per valutare la situazione clinica del paziente. Inoltre lo stesso esame permette di valutare l’evoluzione nel tempo della malattia.
Un altro esame che a dir la verità oggi tende ad essere meno utilizzato, è la Fluorangiografia.
Utile è inoltre il Reticolo di Amsler, che permette di monitorare con un autotest del paziente se esistono alcune avvisaglie della malattia.
Terapia
Oggi nelle forme umide di retinopatia senile si utilizzano farmaci anti-VEGF (Avastin, Lucentis, Macugen, Eylea) a cicli di 3 iniezioni ad intervalli di un mese. Talvolta, nelle forme aggressive sono necessari più cicli annui.
Negli Stati Uniti frequentemente si effettuano anche 9 iniezioni l’anno, una ogni 45 giorni. La malattia è curabile, ma, tranne che in rari casi, inguaribile; i pazienti nel corso degli anni devono ripetere 1 o 2 cicli l’anno.
Le forme secche di retinopatia senile sono meno aggressive; le cure consistono nell’uso di preparati con vitamina C, vitamina E, luteina, zeaxantina, zinco ed omega 3 che hanno l’effetto di ritardare ulteriormente l’avanzamento della patologia.
Comunque anche nelle forme secche l’utilizzo di farmaci anti-VEGF per via intravitreale sembra avere effetti positivi anche se in una percentuale di casi inferiore rispetto alla forma umida, con un grado di tolleranza e sicurezza elevati.
Nelle forme di retinopatia senile atrofica, si stanno utilizzando, ancora a livello sperimentale la brimonidina, il fattore neurotrofico ciliare e la ACU4429.
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