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05/Mag/2020

 La Congiuntivite da Covid

articolo presente in “DS – Dossier Salute” magazine un line al seguente link

Sembrerebbe che recenti studi dello Spallanzani evidenzino come gli occhi siano una possibile fonte di contagio del virus COVID. Dagli stessi studi inoltre emerge che il coronavirus è attivo anche nelle secrezioni lacrimali, dei pazienti positivi; da un tampone oculare i ricercatori hanno isolato il virus, dimostrando che esso è in grado di replicarsi anche nelle congiuntive. La ricerca ha anche evidenziato che i tamponi oculari possono essere positivi quando invece i campioni del distretto respiratorio non mostrano più tracce del virus: alcuni campioni respiratori  esaminati, infatti, a tre settimane dal ricovero risultavano ormai negativi, mentre il campione oculare sarebbe stato ancora debolmente positivo sino a 27 giorni dal ricovero.

A questo punto c’è da chiedersi se la congiuntivite da covid sia l’ennesima chimera creata per creare ulteriore apprensione, come se quella già innescata non fosse abbastanza, o si tratti di una evoluzione per così dire “normale” di un virus di cui poco si conosce, ma che si comporta in definitiva come molti altri; è possibile trovarlo nelle secrezioni e, quindi, anche nelle lacrime.

La cheratite da Adenovirus è una patologia ben più dannosa per l’apparato visivo
Ciò che è certo è che saranno necessari ulteriori studi per verificare fino a quando il virus continua ad essere attivo, e soprattutto con quale e quanta carica virale, risulti potenzialmente infettivo nelle lacrime.

La “congiuntivite da Covid” si trasmette spesso per “autocontagio” con le mani; può essere presente quindi nelle secrezioni lacrimali in pazienti già affetti dal virus, seppur con bassa carica virale, nella maggior parte dei casi.  Le lacrime infatti contengono naturalmente lisozima; che è una sostanza che ha la funzione principale di proteggere l’occhio e ripulirlo allergeni, batteri e virus; inoltre i movimenti oculari uniti all’azione “filtrante” delle ciglia ne aumentano l’efficacia.

Tenendo ora presente che la malattia si manifesta in presenza di alte cariche virali e se lacrime infette arrivano fino alla mucosa della gola, mi sento di poter affermare, secondo la mia esperienza clinica, che molto più pericolosi a livello dell’apparato oculare e corneale restano gli herpes, gli adenovirus che sono decine di migliaia di volte più frequenti della congiuntivite da coronavirus .

Le congiuntiviti veicolate dal virus covid, tra l’altro, non causano, nella quasi totalità dei casi, danni corneali e il rossore si presenta uniforme e tenue, indistinguibile da altre lievi infiammazioni congiuntivali.

E poi come si cura un eventuale congiuntivite da coronavirus se per il virus non esiste terapia?

Unico dato di orientamento: il paziente è malato di covid già diagnosticato.

A mio avviso attualmente l’unica cura possibile è rappresentata dai normali antivirali usati per l’herpes e l’adenovirus (acyclovir pomata); un lavaggio con 2 o 3 gocce di betadine al 30% per 3 minuti per poi sciacquare con soluzione fisiologica. Sempre ammesso che il covid attacchi la congiuntiva, il che ha una probabilità comunque alquanto bassa, l’unico principio attivo che per la mia esperienza, può avere effetti risolutivi è la lactoferrina; questa distrugge le membrane cellulari di virus tipo Hiv ed Ebola. Il dosaggio di lactoferrina deve essere di 40mgr al giorno in compresse.

La conclusione che mi sento di fare in chiusura a queste brevi osservazioni dettate dalla mia pluridecennale esperienza del campo delle malattie rare dell’apparato visivo, è che la probabilità che il virus covid provochi danni all’occhio è alquanto remota, come remota mi sembra anche la possibilità che le lacrime di pazienti con virus “non manifestato” da altri sintomi più gravi, contengano la carica virale sufficiente perché si possano considerare veicolo di contagio.



Dr. Carmine Ciccarini

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