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Panuveite

20 Settembre 2017 by carmineciccarini

Si tratta di un’infiammazione che colpisce in toto iride, corpo ciliare e coroide; le forme acute possono dipendere da infezioni batteriche, virali o micotiche insorte in altra sede (per questo sono dette metastatiche)

La panuveite ha base autoimmune e tende frequentemente a recidivare (24% l’anno), nei giovani è più frequente la recidiva. Questa patologia è molto grave e nei casi più estremi può portare alla vitrectomia, alla crioterapia della retina e alla fotocoagulazione laser. Questo per cercare di bloccare l’avanzamento della patologia.

Una forma tipica è la panuveite di Behçet che, oltre a essere recidivante, comporta spesso una vasculite retinica occlusivo-necrotizzante, molto spesso bilaterale. Solo nel 10% si ha iridociclite (uveite anteriore) con ipopion.

Nelle panuveiti possono associarsi anche trombosi retiniche con papilledema (infiammazione del nervo ottico) e distacco retinico essudativo. Nella malattia di Behçet si hanno anche ultere orali, genitali e lesioni cutanee, con lesioni papulo pustolose ed eritema nodoso, non rara la presenza di artrite.

Afta buccale in un paziente con sindrome di Beçhet
Sclero-uveite con aderenze irido-lenticolari

Sintomi

Occhi rossi, dolenzia oculare, fotofobia, visione offuscata, sensazione di mosche volanti, perdita della vista.

Complicanze

Aderenze tra iride e cristallino o irido-corneali, cataratta, glaucoma, edema corneale, distacco di retina, degenerazione maculare.

Terapia

La terapia per le panuveiti richiede grande pazienza per il malato poiché la durata è spesso non prevedibile e ci sono casi che possono durare per lunghi periodi (anche anni). Sono inoltre frequenti le recidive.

I farmaci da somministrare sono a discrezione dello specialista che pertanto deve essere competente ed avere decenni di esperienza.

In termini generali consiglio, nelle forme di uveite generale, di somministrare iniezioni cortisoniche sottotenoniane (sotto la congiuntiva), per via peribulbare e iniettando nello stesso tempo cortisone a lento rilascio per via intravitreale. Questo approccio aggressivo deve essere una regola per la gravità della patologia; naturalmente andranno controllate la pressione intra-oculare e la possibilità di una cataratta che solitamente, in questo tipo di terapia, si presenta come capsulare posteriore.

La fluorangiografia mostra un caso di vasculite ischemico-necrotizzante

Se il quadro mostra un carattere ingravescente si possono utilizzare farmaci immuno-soppressori come ciclosporina, azatioprina, methothrexate o ciclofosfamide.

Personalmente preferisco la ciclosporina per la velocità di azione e per il dosaggio che si esprime in un range fra 150 e 250 mg/die indipendentemente dal peso in kg del paziente.

Attualmente, specie negli USA, viene molto utilizzato l’ infliximab (Remicade); si tratta di un anticorpo monoclonale somministrato per via endovenosa a dosaggi diversi a seconda della durata della terapia. Seguono somministrazioni di mantenimento ogni 8 settimane dopo il primo ciclo terapeutico.



Dr. Carmine Ciccarini

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