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Carmine Ciccarini: un esperto di valore internazionale sulle malattie del nervo ottico

17 Settembre 2019 by carmineciccarini

Da: “Wealth Planet Magazine” – Luglio 2019

“Maculopatie in generale e malattie rare dell’apparato visivo più in dettaglio sono le specializzazioni del chirurgo oftalmologo” 

Il dott. Carmine Ciccarini si laurea in medicina e chirurgia nel 1983 con una tesi sui “potenziali evocati visivi” con il dipartimento di scienze neuroftalmologiche della Mount Sinai School di New York diretta dal prof. Bodis Wolner. In seguito si specializza in oftalmologia presso l’università di Parma. Frequenta corsi di aggiornamento presso l’Hospital Edouard Herriot di Lione e presso gli ospedali di Nantes e Brest.

Dal 1985 comincia una stretta relazione professionale con il dott. Forlini di Ravenna esperto di livello mondiale sulla tecnica della vitrectomia; nel 1987 ad Anversa segue un corso di vitrectomia con il prof. Zivojinovic. Negli anni ‘90 si stabilisce alla John Hopkins School di Baltimora per specializzarsi sulle malattie genetiche.

Tra i suoi interessi spiccano gli argomenti relativi alle terapie mininvasive con i laser; segue corsi di aggiornamento presso l’Ospedale Oftalmico di Roma sotto la direzione del prof. Bruno Lumbroso ed in seguito continua nel suo perfezionamento dai proff. Coscas e Soubanne di Parigi.

Dalla fine degli anni ’90 inizia ad eseguire interventi con laser ad eccimeri per la correzione di miopia, ipermetropia e astigmatismo.

Ad oggi ha effettuato oltre 8.000 interventi con tale tecnica e circa 10.000 interventi tra chirurgia della cataratta, del vitreo e dello strabismo, in Italia e all’estero.

Il dott. Ciccarini, oggi è considerato uno dei migliori oculisti specializzati del panorama nazionale, soprattutto in relazione alla cura di patologie rare e poco conosciute: “Quando ci si trova di fronte a malattie a cui normalmente i medici rispondono “non c’è nulla da fare” bisogna attuare una strategia che, anche se non ancora del tutto validata, possa consentire di dare una possibilità ai pazienti. Questo perché ogni anno decine di migliaia di pazienti perdono la vista e, con i modelli clinico/terapeutici attuali, prima che la terapia genica diventi una soluzione di massa, occorreranno decenni; allo stato attuale infatti la maggior parte dei pazienti riscontra enormi difficoltà ad accedervi.”

Come spiega il dott. Ciccarini solo pochi geni sono stati scoperti su malattie che hanno come causa decine se non centinaia di mutazioni genetiche. Sarebbe utile certamente una sburocratizzazione del sistema e permettere che, in determinate situazioni, si possano utilizzare terapie sperimentali, ancora considerate “estreme” ma che comunque abbiano potenzialità di successo, sempre procedendo attraverso la corretta informazione e l’acquisizione del consenso da parte del paziente.

L’UTILIZZO DEL NGF

L’ NGF è un farmaco, ma il suo impiego è limitato ancora a casi molto limitati e utilizzato solo in pochi centri autorizzati, quindi non accessibile alla grande quantità dei pazienti che ne potrebbero trarre effettivo beneficio.

Il dott. Ciccarini si è più volte espresso come questo farmaco possa essere molto utile per le patologie retiniche e del nervo ottico, anche se al momento viene utilizzato solo per l’uso corneale. Così come per le cellule staminali il dottore è convinto che la strada da percorrere sia quella delle cellule del cordone ombelicale, molto più sicure delle embrionali, mediante tecnica intravitreale per essere inoculate sia nel vitreo che per via sottoretinica.

SINDROME DELL’OCCHIO SECCO

La sindrome dell’occhio secco oggi colpisce circa il 50% dei soggetti tra i 50 e i 60 anni, anche se con quadri clinici differenti. Le cause, specie nelle donne, sono legate ad alterazioni ormonali come la menopausa, ma anche all’uso sconsiderato di cellulari e terminali.

Oggi fra lavoro e uso personale l’utilizzo di apparecchiature elettroniche è di 8/10 h al giorno, e, come ribadito spesso dal dott. Ciccarini, questi strumenti, alterando l’ammiccamento oculare, provocano un’eccessiva evaporazione del film lacrimale. Altre cause sono l’uso dei condizionatori, l’aria che certamente non ha più la qualità di qualche decennio fa, l’utilizzo eccessivo di lenti a contatto e, in secondo ordine, anche molte malattie autoimmuni quali la tiroidite, l’artrite reumatoide, il morbo di Crohn e molte altre immunopatie.

L’unica terapia realmente utile è l’utilizzo del laser pulsato che è tra l’altro indolore e privo di effetti  collaterali. Ogni trattamento dura circa 20 minuti. Il calore emesso dal laser tramite diodi a bassa potenza che emettono un calore mirato il quale permette di sciogliere la secrezione grassa delle ghiandole di Meibomio che unendosi alla componente acquosa delle lacrime la rende più stabile e protettiva per l’occhio togliendo quel senso di secchezza oculare.

Il procedimento terapeutico utilizzato consiste inizialmente nel coprire con una mascherina in plastica gli occhi del paziente ed eseguire 5 pulsazioni della durata di pochi secondi sulla palpebra inferiore. Questa è la fase preparatoria; in seguito si applica una maschera facciale che collegata ad un computer dedicato produce un calore regolato anche in base alla pigmentazione della pelle del paziente ed è in grado di agire appunto sulle ghiandole di Meibomio sia della palpebra superiore che di quella inferiore. Io ripeto il trattamento una volta alla settimana per tre o quattro sedute. L’efficacia è superiore all’ 80%.

LE PATOLOGIE IN INCREMENTO

Tra queste senza dubbio la neuropatia ottica ischemica è oggi un evento molto più comune così come si assiste ad un aumento delle maculopatie che colpiscono un numero impressionante di persone. Nella neuropatia ottica ischemica ci si limita a somministrare cortisonici ed antitrombotici purtroppo con scarsissimi risultati.

Nessuno ricorre invece agli anticorpi monoclonali anche quando il nervo ottico è in edema evidente, così come pochissimi utilizzano la dopamina che è l’unico neuro mediatore capace di far funzionare le cellule ganglionari.

Per le maculopatie secche il quadro poi è ancora più scoraggiante. Secondo le indicazioni del dott. Ciccarini per eliminare i depositi di lipofuscina o drusen non bastano integratori ma c’è bisogno di  quello che fanno i neurochirurghi americani; ovvero utilizzare dosaggi elevati di acido lipoico, ridurre al minimo i livelli di colesterolo ed in alcuni casi utilizzare anticorpi monoclonali come nelle forme umide perché questi farmaci che valgono molto più di quanto si creda, hanno azione neuroprotettiva, bloccano la formazione dei neo- vasi che si possono formare fra le drusen ed hanno anche una certa capacità di rimuovere il materiale drusenoide.

Scarica l’articolo completo: “Botta e risposta con il Dott. Carmine Ciccarini”

Caro Carmine, la nostra redazione e i nostri lettori sono veramente onorati di poter vantare la tua disponibilità a far parte della nostra rivista. Non sfuggirà sicuramente alla sensibilità dei nostri lettori, il fatto che il tuo contributo di professionalità, operatività, idee ed esperienza hanno apportato nel mondo della medicina, nello specifico nel mondo della medicina oculistica e delle malattie rare, quei valori aggiunti indelebili. Per quanto sopra abbiamo ritenuto indispensabile la tua presenza nella nostra rubrica denominata “Botta e Risposta”, sicuri di far cosa gradita ai nostri lettori! Un saluto carissimo dalla redazione, augurandoti ancora migliori successi professionali e scientifici.



Dr. Carmine Ciccarini

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