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17/Ott/2022

Il glaucoma nella sindrome pseudoesfoliativa

Il glaucoma che deriva dalla sindrome pseudoesfoliativa è un glaucoma ad angolo aperto che si sviluppa in occhi affetti da sindrome da pseudoesfoliatio capsulae ed è caratterizzato dalla specifica tendenza a progredire in senso peggiorativo in tempi particolarmente rapidi; si tratta di una forma di glaucoma “cronico” che necessita del trattamento più tempestivo ed aggressivo rispetto al normale glaucoma ad angolo aperto.

tipica immagine di glaucoma con sindrome pseudoesfoliativa

La sindrome da cui ha origine è una situazione clinica caratterizzata dalla produzione di un materiale furfuraceo da parte probabilmente della superficie del cristallino, che si deposita su tutte le superfici intraoculari; a lungo andare questo materiale intasa il trabecolato; il che determina un aumento cospicuo della pressione intra oculare cui consegue il glaucoma vero e proprio.

Il materiale esfoliativo si deposita a livello dell’angolo irido-corneale, intasando il trabecolato, riducendo l’eliminazione dell’umore acqueo, e di conseguenza, aumentando la pressione intra oculare.

Gli occhi affetti da questo tipo di glaucoma, per definizione glaucoma ad angolo aperto, sviluppano in circa il 20% dei casi un glaucoma ad angolo stretto/chiuso; è quindi buona norma assicurarsi sempre del grado di apertura dell’angolo irido-corneale, perché è necessario che il trattamento tenga conto di questo aspetto.

 

 

 

 

Caratteristiche di questo tipo di glaucoma sono:
  • pressione intra oculare piuttosto elevata (anche > 40 mmHg);
  • marcata fluttuazione giornaliera della pressione oculare;
  • glaucoma aggressivo che evolve più rapidamente;
  • difficoltà a dilatare farmacologicamente la pupilla;
  • indebolimento dell’apparato sospensorio del cristallino;
  • maggiore rischio di cataratta nucleare;
  • patologia bilaterale anche se spesso la PEX è visibile in un solo occhio.

 

TRATTAMENTO

il trattamento è lo stesso del glaucoma ad angolo aperto, ma deve essere più tempestivo ed aggressivo; il trattamento laser (trabeculoplastica) è una buona opzione, perché nei pazienti affetti da questa patologia l’efficacia è spesso buona, anche se non duratura. Il trattamento chirurgico (trabeculectomia), va eseguito quanto prima, non appena il trattamento medico o quello con laser dimostrino di essere inefficaci

La facoemulsificazione, tecnica chirurgica utilizzata per l’estrazione della cataratta; va comunque eseguita in tempi più rapidi possibili in un simile quadro clinico; sempre quando è presente la cataratta, anche se iniziale, spesso anche quando il cristallino si presenta ancora trasparente perché nei casi con PEX tale intervento può indurre un significativo abbassamento della pressione e perché l’intervento è decisamente più sicuro per l’occhio

Infatti operare quando la pupilla non si dilata più a sufficienza in seguito alla sindrome si aumenta il rischio intra-operatorio, inoltre gli occhi con PEX hanno spesso la necessità, come sopra illustrato, di un intervento per glaucoma, la cui esecuzione risulta decisamente più sicura se il cristallino è già stato eliminato (facoemulsificato). Per contro, In un piccolo numero di casi, si può sviluppare un ipertono intrattabile se non chirurgicamente; ciò si può verificare in casi con PEX presente da molto tempo oppure in occhi con cataratta avanzata; in questo caso l’intervento va approntato con attenzione ed eseguito da chirurghi esperti.

Il paziente in cura affetto da questa patologia va comunque sotto posto a controlli periodici accurati e ravvicinati; 3/6 mesi a discrezione dello specialista, facendo attenzione che i controlli siano eseguiti anche quando l’occhio sia stato operato apparentemente con successo, perché la produzione di materiale esfoliativo continua per tutta la vita, e bisogna quindi essere sicuri che il quadro clinico nel tempo non si scompensi di nuovo.

Alcuni integratori alimentari a base di vitamina A e omega3 possono facilitare la riduzione della produzione e l’eliminazione del materiale esfoliativo tipico della patologia.

 


23/Mag/2017

Con il termine glaucoma si intende tutta una serie di patologie che causano neuropatie ottiche in cui le fibre del nervo ottico vanno incontro a processi degenerativi con conseguente danno a carico del campo visivo.

Il glaucoma ha spesso una evoluzione insidiosa e il paziente arriva alla visita specialistica dopo anni di malattia con conseguente maculopatia e danno al campo visivo; soprattutto un suo restringimento.

Non rari i casi di pazienti che si recano alla visita oculistica già con cecità o atrofia ottica avanzata.

Per avere un significativo restringimento del campo visivo occorre che almeno il 40/50% di fibre nervose sia coinvolto.

Nell’immagine si osserva una notevole escavazione del disco ottico (frecce) con pallore dello stesso e vasi nasalizzati

Fattori di rischio

Per il glaucoma costituiscon fattori di rischio la pressione oculare aumentata come deficit della microcircolazione del nervo ottico. Sono considerati sospetti valori pressori fra 18 e 20 mmHg.

Importante nei soggetti con pressione oculare ai limiti la curva tonometrica che consiste nel misurare una pressione basale e, dopo aver bevuto un litro di acqua in 15 minuti, ripetere la misurazione ogni quarto d’ora per un’ ora: se a 30/40 minuti la pressione misurata è superiore a 6/8 mmHg rispetto a quella basale, ci sono fondati sospetti di glaucoma.

Importante è anche la struttura dell’angolo irido-corneale (visibile con gonoscopio). Un fattore sicuramente determinante è poi la familiarità (la presenza di glaucoma in un parente prossimo aumenta il rischio dal 10 al 30%).

Altro particolare da osservare è l‘apetto delle fibre nervose sulla papilla ottica; per questo si utilizza l’OCT (tomografia a coerenza ottica) che permette di valutare lo spessore delle fibre nervose papillari (RNFL).

Ulteriore fattore importante è lo spessore corneale: il valore normale è di 540/550 micron. Maggiore è lo spessore minore è il rischio di danno al nervo ottico.

Tipologie di glaucoma – sintomatologia

Il glaucoma può essere ad angolo aperto o ad angolo stretto; questo secondo estremamente minaccioso per la possibilità di avere una pressione oculare che, dai valori normali di 15/16 mmHg, può arrivare fino a 70/80 mmHg con sintomatologia drammatica e cefalea, dolore oculare acuto per interessamento del trigemino, nausea e vomito.

Se non si interviene prontamente il paziente rischia di perdere la vista anche in poche ore.

Terapia

Il glaucoma può essere trattato con lasertrabeculoplastica normale o selettiva.

Oggi molto efficaci sono farmaci a base di prostaglandine o beta-bloccanti da soli o associati ad altri farmaci qad uso topico.

In determinati casi si può far ricorso alla pilocarpina collirio usatissimo negli anni 50/60 ed attualmente in disuso, ma che in certi casi, come nelle forme acute, può svolgere un ruolo importante.

Chirurgia

Raramente si ricorre alla chirurgia; essa si riferisce al 10% dei casi di glaucoma.

Nei glaucomi ad angolo chiuso (stretto) si usa lo YAG laser per provocare una iridectomia, la trabeculectomia in cui si crea uno sportellino sclerale per il deflusso dell’umor acqueo e conseguente abbassamento della pressione intra-oculare.

 



Dr. Carmine Ciccarini

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