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20/Mag/2024

Soffri di alcuni sintomi riconducibili alla sindrome dell’occhio secco?

CONCEDI UN TRATTAMENTO RIGENERANTE AI TUOI OCCHI!

Gli estrogeni hanno un ruolo chiave nel mantenere la qualità del film lacrimale e la funzionalità delle ghiandole del Meibomio che lo producono. La carenza di questi ormoni che nella donna causa i sintomi più comuni della premenopausa, già a partire dai 40/45 anni, e poi della menopausa può dare origine anche ai fastidi oculari.

L’occhio, come il cervello e gli altri organi di senso, è “dipendente” (anche) dagli estrogeni e dagli androgeni per stare in salute. Gli estrogeni regolano infatti la quantità e qualità della secrezione lacrimale, da cui dipende la giusta lubrificazione della congiuntiva, che, se inadeguata, causa la sensazione di occhio secco; ma anche la pressione endo-oculare, e la riduzione del rischio di cataratta.

Il fenomeno è troppo spesso trascurato dagli specialisti, ma si stima che il 35% delle donne dopo la menopausa lamenta sintomi oculari, tra cui i più frequenti sono l’”occhio arrossato” e una spiacevole sensazione di “occhio secco” dovuta alla progressiva riduzione della produzione di lacrime da parte delle ghiandole atte a secernere il film lacrimale. Entrambi i fastidi tendono pian piano a peggiorare nel tempo, fino a interessare il 70-80% delle donne in post-menopausa avanzata, con gravità diversa a seconda dei casi

In età fertile, le ghiandole lacrimali hanno una costante, lievissima produzione di liquido che protegge congiuntiva e cornea. Il liquido lacrimale forma un film sottilissimo e trasparente davanti alle mucose dell’occhio: una specie di barriera liquida e dinamica, che le protegge dalla polvere, dal vento, dalla disidratazione, dai mille fattori esterni che possono lederle. La ridotta secrezione lacrimale è la causa principale della sensazione di “occhio secco” (xeroftalmia), che a sua volta provoca infiammazioni della congiuntiva (congiuntiviti) e della cornea (cheratiti). Altri disturbi oculari lamentati dalle donne dopo la menopausa includono la ridotta acutezza visiva, il bruciore, la sensazione di pressione, il fastidio per la luce intensa (fotofobia), la visione fluttuante, la sensazione di “stanchezza” oculare, le palpebre gonfie, la difficoltà di coordinamento motorio degli occhi e transitori disturbi visivi. Assolutamente caratteristica è la sgradevolissima sensazione di avere sabbia negli occhi. L’occhio arrossato è spesso sottovalutato è invece indispensabile affrontare questo disturbo al più presto.

TRATTAMENTO dell’ occhio secco

Il sintomo è di solito trattato grazie all’aiuto delle lacrime artificiali che hanno la funzione di sostituire e ripristinare il film lacrimale che risulta insufficiente in conseguenza alla scarsa produzione fisiologica.

Per poter avere risultati migliori occorre però stimolare la produzione del film lacrimale da parte delle ghiandole di Meibomio che, come detto, causa la scarsità di estrogeni, lavorano poco o nulla.

Il trattamento con luce pulsata si è dimostrato efficace nel trattare la secchezza oculare. È ambulatoriale ed ha una durata di pochi minuti. Prevede l’esecuzione di 4-5 lampi di luce su ogni palpebra inferiore che hanno l’effetto di stimolare la palpebra. Segue l’applicazione di una maschera ad infrarossi che tramite il calore IR hanno la funzione di migliorare la qualità della secrezione lipidica delle ghiandole di Meibomio.

Per la sua efficacia, sono necessarie 3-4 sedute, distanti 2-3 settimane. Questo trattamento ha la funzione, come sopra descritto, di stimolare la produzione delle Ghiandole di Meibomio migliorando quantità e qualità della secrezione lipidica e quindi del film lacrimale prodotto.

 

Questo trattamento, assolutamente indolore, che anzi dona una sensazione di rigenerato benessere e all’acuità visiva è disponibile presso lo studio di Perugia – Via Magno Magnini – del dott. Carmine Ciccarini

 

 


16/Apr/2024

Salzmann: malattie rare della cornea

La degenerazione corneale nodulare di Salzmann è una rara malattia della cornea generalmente monolaterale, caratterizzata da accumulo di noduli bianco-azzurrognoli superficiali medio-periferici. Frequentemente asintomatica, negli stadi avanzati si possono verificare erosioni corneali ricorrenti.

La Sindrome di Salzmann colpisce prevalentemente adulti di sesso femminile con un esordio di norma intorno ai 50 anni, può presentarsi anche bilateralmente. Si tratta di accumulo di materiale ialino, prevalentemente collagene addensato, a carico degli strati superficiali, tra epitelio e membrana di Bowman e stroma sottostante.

I sintomi esordiscono durante lo stadio tardivo della malattia, La sintomatologia è caratterizzata da fotofobia, lacrimazione, blefarospasmo e diminuzione dell’acuità visiva. L’occhio non appare infiammato anche se i soggetti lamentano bruciori, sensazione di corpo estraneo e discomfort non ben definito.

Poiché si possono verificare erosioni corneali ricorrenti queste sono la causa “meccanica” dei sintomi sopra citati; la causa effettiva della patologia non è nota. È stato riscontrato che la comparsa della degenerazione può essere conseguente a processi infiammatori infettivi (lue o tbc, tracoma) di natura acuta o cronica, congiuntiviti flittenulari (reazione immunitaria della cornea e della congiuntiva ai batteri), traumi.

Alcuni pazienti riportano episodi di infiammazioni ricorrenti della superficie oculare non chiaramente diagnosticati e trattati, abuso nell’utilizzo di lenti a contatto, occhio secco, disfunzioni delle ghiandole di Meibomio, allergie ricorrenti.

 

Accumuli bianco-azzurrognoli nella sindrome di Salzmann

DIAGNOSI E TRATTAMENTO

La diagnosi è clinica.

Si presentano anche casi in cui la diagnosi è insidiosa, date le somiglianze con patologie di natura e prognosi ben diversa. La terapia varia a seconda dei casi: lubrificazione, steroidi topici igiene palpebrale e doxiciclina orale, ausili di lenti a contatto terapeutiche.

Visto che la diagnosi può avvenire anche in una fase tardiva, nei casi più avanzati per la cura della sindrome di Salzmann è possibile effettuare un trattamento chirurgico come la cheratectomia superficiale (clivaggio dei noduli con una spatolina) o anche la cheratectomia fototerapeutica (PTK), una procedura sviluppata con il laser ad eccimeri che ha lo scopo di levigare e regolarizzare la superficie della cornea.

Le recidive in genere avvengono dopo 5 anni nel 20% dei casi.


28/Giu/2017

Con sindrome dell’ occhio secco è una patologia caratterizzata da una riduzione qualitativa e quantitativa delle lacrime

La sindrome dell’occhio secco è molto diffusa nelle donne in gravidanza ed in alcune patologie autoimmuni.

Sintomi

I sintomi comunemente riferiti sono senso di bruciore, sensazione di corpo estraneo, difficoltà all’apertura delle palpebre specie al mattino, fotofobia. Talvolta però alcuni pazienti si lamentano di una lacrimazione abbondante dovuta ad una cheratite sequenziale all’ipolacrimia,

Diagnosi

Il test di Schirmer valuta la produzione lacrimale e consente in questi pazienti di notare una scarsa lacrimazione

Il B.U.T. (Break Up Time) valuta la stabilità e quindi la rottura del film lacrimale, si mostra fortemente alterato nei pazienti affetti da occhio secco, passando dal normale tempo di 15/20 sec. prima della rottura a valori molto più bassi.

La colorazione con rosa Bengala e fluoresceina mostrano accumuli di cellule corneali sofferenti indice di una scarsa lubrificazione dell’occhio, in particolare della cornea.

La colorazione con rosa Bengala evidenzia le zone corneali interessate dalla sindrome dell’occhio secco. Si notano microulcerazioni che assorbono il colorante; nel caso in questione si vede una notevole captazione nella parte bassa e periferica della superficie corneale.
Il test alla fluoresceina mostra un grave danno corneale evidenziato dalla captazione del colorante molto diffusa

Clinica

Nei casi più esasperati di secchezza oculare si deve pensare alla sindrome di Sjögren associata solitamente ad immunopatie; l’artrite reumatoide, il lupus eritematoso sistemico, la psoriasi ed altre malattie del sistema immunitario. Tuttavia si vedono casi senza nessuna patologia autoimmune con cornea che a causa della sindrome si sfaldano in filamenti (Cheratite filamentosa) causando forti dolori al paziente per irritazione del trigemino causate dalle ulcere corneali.

Le donne oltre i 50 anni sono colpite tra l’8 e il 10% ed il rapporto maschi/femmine 9:1. Oggi si pensa che la causa principale della sindrome dell’occhio secco sia la disfunzione delle ghiandole di Meibomio che producono la parte grassa del film lacrimale. Altri fattori possono essere rappresentati dall’assunzione di farmaci anti-ipertensivi, anti-depressivi ed anti-istaminici. Anche l’uso prolungato di colliri cortisonici porta alla secchezza oculare.

Un fattore da non trascurare è che i portatori da lungo tempo di lenti a contatto specie morbide possono sviluppare, dopo un’infezione, una secchezza oculare probabilmente perché i batteri in questione, specie lo pseudomonas, possono attaccare per via ascendente (risalendo dall’occhio al dotto lacrimale fino alla ghiandola) la ghiandola lacrimale.

Trattamento

La sindrome dell’occhio secco va trattata in maniera assolutamente personalizzata da caso a caso.

I sostituti lacrimali sono molto differenti e lo specialista deve scegliere quello più adatto al caso in questione. Attualmente funzionano particolarmente bene i colliri lacrimali in gel.

Attualmente anzichè mettere nei canali lacrimali un plug cioè una sorta di tappo in silicone per il canale lacrimale, si tende a ripristinare la funzione secretiva delle ghiandole lacrimali; con una pressione leggera ed una sufficiente quantità di calore. Ciò hal’effetto di sciolgliere le secrezioni ghiandolari per creare una lacrima più grassa e quindi protettiva verso la cornea. Il dispositivo in questione, creato da una collega francese, si chiama Lipi-flow e si applica sull’occhio per 12 minuti; in mancanza di questo si può utilizzare una tovaglietta in spugna di cotone imbevuta di acqua tiepida (30/35°); appoggiandola sulle palpebre massaggiando con i polpastrelli in modo da rendere più fluida la secrezione.

I ogni caso sarebbe opportuno utilizzare anche antibiotici (azitromicina) in collirio o minociclina compresse da usare per 3gg 3 volte al mese; questi farmaci oltre ad avere un’azione antibatterica che agisce sulle citochine (sostanze infiammatorie) presenti nelle ghiandole lacrimali, stimolano le stesse a produrre una maggior secrezione.

Alcuni colleghi utilizzano anche la luce pulsata per il trattamento dell’occhio secco; ciò allo scopo di tipristinare una giusta secrezione delle ghiandole di Meibomio in quanto l’impulso luminoso freddo stimola la ghiandola stessa.



Dr. Carmine Ciccarini

STUDIO DI PERUGIA:
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Tel. 075 5007094 – Tel. 339 2248541

STUDIO DI CHIUSI (In provincia di Siena):
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