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01/Ott/2024

Cheratopigmentazione: tra pratica terapeutica ed intervento estetico

Ovvero: quali sono i rischi e soprattutto se vale la pena correrli solo per avere gli occhi del colore desiderato.

La cheratopigmentazione è un intervento di chirurgia oculare che consente di cambiare colore agli occhi in modo permanente; la cornea infatti, che da trasparente diventa opaca, copre il colore naturale dell’iride. La procedura viene eseguita sulla cornea stessa che può essere realizzata manualmente con un ago oppure utilizzando il laser a femtosecondi per creare uno spazio nel quale viene iniettato un pigmento colorato.

Attualmente, la tecnica più diffusa è la FAK (acronimo che sta per femtosecond laser-assisted intra-stromal keratopigmentation).

Tecnicamente in realtà non solo la cheroratopignantazione è in grado di cambiare il colore degli occhi, esistono altre due procedure chirurgiche altrettanto pericolose ed invasive per l’apparato visivo che hanno questo obiettivo:

  • Chirurgia implantare estetica dell’iride
  • Depigmentazione dell’iride con laser

La chirurgia estetica dell’impianto dell’iride artificiale sull’iride naturale e la rimozione del pigmento tramite laser sono approvate solo in alcuni Paesi. Entrambe queste tecniche sono, infatti, particolarmente rischiose e possono addirittura portare alla cecità o alla necessità di effettuare interventi per glaucoma o di cataratta. Da ciò deriva che attualmente, visti i danni potenzialmente arrecabili al paziente, l’impianto di iride artificiale è riservata ai pazienti a cui manca parte o tutta l’iride, a causa di lesioni o difetti congeniti; l’etica medica considera la procedura illegale se utilizzata a scopi puramente cosmetici.

La cheratopigmentazione è una procedura relativamente nuova; molti la considerano più sicura rispetto alle precedenti tecniche, ma non per questo risulta priva di rischi, seppur nel gergo comune la si inizi a considerare come un tatuaggio.

Sebbene si tratti di un’operazione che non richiede molto tempo, essa si rivela molto delicata e non adatta a tutti: viene eseguita infatti su una parte altamente sensibile dell’occhio e prevede l’uso di un laser a femtosecondi, si tratta quindi di microchirurgia non esente da complicazioni.

 Da cosa dipende il colore degli occhi?

Il colore degli occhi dipende dal colore dell’iride, struttura anulare costituita da tessuto pigmentato, variabile da soggetto a soggetto, con al centro un foro di diametro variabile, la pupilla, il cui diametro cambia ottimizzando la visione a seconda della luce disponibile.

L’iride può essere chiara (dal blu al verde) o bruna (dal marrone al nero), in base alla quantità di pigmento, la melanina, presente nello stroma irideo: maggiore è la quantità di pigmento, più l’iride assumerà un colore scuro vicino al marrone, e dai fenomeni ottici di riflessione e di diffrazione della luce.

Ogni iride è unica: le sfumature cromatiche e le cripte iridee hanno un elevato grado di individualità e forniscono informazioni discriminanti paragonabili a quelle delle impronte digitali. Per questo motivo, la scansione dell’iride può essere utile ai fini dell’identificazione di un soggetto; il riconoscimento dell’iride potrebbe trovare applicazione ad esempio nei controlli aeroportuali e nella ricerca di persone scomparse.

 

Che rischi si corrono a cambiare colore agli occhi?

La procedura di cheratopigmentazione è stata ideata in origine per ragioni ben precise attinenti alla salute oculare: si tratta di un intervento introdotto per minimizzare:

  • cicatrici corneali
  • leucomi corneali
  • opacità post traumatiche in occhi non vedenti

così da migliorarne l’aspetto senza dover ricorrere alle protesi.

La cheratopigmentazione è stata utilizzata anche per trattare i sintomi visivi associati ad anomalie della cornea e dell’iride, come: aniridia (malattia congenita caratterizzata dall’assenza completa o parziale dell’iride), policoria (anomalia congenita dell’iride caratterizzata dalla presenza di più pupille) e difetti traumatici dell’iride.

La cheratopigmentazione viene proposta generalmente come valida alternativa terapeutica in un gruppo selezionato di pazienti in cui le procedure chirurgiche non chirurgiche (es. lenti a contatto colorate) e ricostruttive non determinano un miglioramento funzionale o estetico.

Oggi, però, con la “complicità” di social ed influencer uniti ad una cattiva e/o parziale informazione sui rischi della procedura, la cheratopigmentazione è nota soprattutto per la sua finalità estetica e viene applicata su occhi sani e funzionanti seppur si tratti di una tecnica molto delicata, non esente da rischi, quindi occorre informare in maniera corretta perché ci si approcci alla procedura ben consapevoli di quello a cui si va incontro.

Complicanze

Le possibili complicanze del tatuaggio oculare tramite cheratopigmentazione comprendono:

  • Dispersione di pigmento in altre strutture oculari attraverso l’ingresso nella camera anteriore o perforazione del tunnel corneale
  • Danni alla cornea che possono portare a opacità, deformazione, perdita di liquidi e conseguente perdita permanente della vista;
  • Reazione al colorante, che può causare infiammazione, uveite o crescita di vasi sanguigni nella cornea con successivo sviluppo di gravi patologie connesse;
  • Infezione batterica o fungina, che può produrre cicatrici corneali e perdita della vista
  • Distribuzione non uniforme del pigmento
  • Scolorimento del colore dovuto allo spostamento o alla fuoriuscita del colorante negli occhi
  • Intolleranza alla luce (fotosensibilità)

Inoltre, dopo la cheratopigmentazione, una cicatrizzazione anomala della cornea a seguito dell’intervento può indurre alterazione della rifrazione portando anche nei casi meno gravi a diversi gradi di astigmatismo.

Non ultimo dopo l’effettuazione dell’intervento, vista l’opacizzazione della cornea che ne consegue inevitabilmente le strutture retrostanti il pigmento, quindi l’iride, la periferia retinica e l’angolo camerulare, diventano impossibili da esplorare correttamente durante la visita oculistica. Ciò può portare ad una mancata diagnosi di patologie importanti dell’occhio, come glaucoma, retinopatia diabetica e rottura della retina, oltre all’impossibilità di applicare le cure adeguate: ad esempio, il pigmento può ostacolare l’esecuzione di trattamenti laser sulla retina, con conseguenza molto serie per la salute dell’occhio e per la vista.

In conclusione

Visto che, come diffusamente spiegato, nessun intervento chirurgico è esente da rischi e, meno che mai, una pratica che va ad interessare un apparato tanto delicato come quello visivo, se si vuole cambiare colore agli occhi per motivi puramente estetici, non vale la pena compromettere in modo permanente la vista.

Conviene quindi seguire il consiglio dell’American Academy of Ophthalmology, al quale tra l’altro mi sento di aderire completamente, secondo cui «il modo più sicuro per cambiare colore agli occhi è valutare se il soggetto sia un candidato idoneo per le lenti a contatto colorate, che devono essere comunque prescritte da un oculista e applicate da un ottico qualificato».


22/Giu/2017

I difetti refrattivi possono oggi essere corretti grazie a tecniche mini-invasive di microchirurgia oculare

Nella microchirurgia oculare per la correzione dei difetti visivi si utilizzano laser ad eccimeri e fempto-laser.

Tecniche

EYE-LASIK

Questa metodica consente di correggere tutti i difetti refrattivi dalla miopia all’ipermetropia compreso l’astigmatismo in tutte le sue forme. Con questa tecnica di michirurgia si crea una sportellino corneale (flap) utilizzando un laser a fempto-secondi che seziona la cornea perfettamente con minore traumatismo del microcheratomo (il tagliente utilizzato nella tecnica Lasik per creare il flap);  la luce utilizzata è nel campo dell’ultravioletto ed è una luce fredda.

Una volta createsi il lenticolo corneale (flap) questo viene ribaltato ed a questo punto entra i azione il laser ad eccimeri che elimina il difetto refrattivo dopo aver inserito i dati su un terminale collegato al dispositivo che contiene il laser stesso.

Quindi si riposiziona accuratamente il flap coprendo la cornea precedentemente scoperchiata per effettuare il trattamento.

Durante il trattamento si usa anestesia topica e non si avverte dolore.

Indicazioni

Miopie fino a 10 diottrie se lo spessore corneale lo consente.

Ipermetropie fino a 6 diottrie così come per l’astigmatismo sempre se lo spessore corneale è idoneo.

Post-operatorio

In genere la stabilizzazione visiva avviene generalmente in 24/48 ore anche se molti pazienti già a poca distanza dall’intervento si accorgono di vedere bene. Inizialmente si possono avere bruciore, dolenzia oculare, fotofobia e lacrimazione che tendono a sparire in pochi giorni.

ReLEX Smile

In questa tecnica di microchirurgia non si utilizza il laser ad accimeri, ma solo il laser a fempto-secondi.

Non occorre creare il flap perchè il fempto-laser agisce dentro lo stroma corneale creando un lenticolo pari al difetto da eliminare, ma solo nel caso di miopia con astigmatismo lieve; negli altri difetti refrattivi questa tecnica non è al momento utilizzabile.

Oltre ad agire sullo stroma corneale il fempto laser forma una piccola incisione, solitamente 3mm, attraverso cui il chirurgo con un apposito strumento, scolla il lenticolo intra-stomale formato dal laser e poi con una pinza asporta lo stesso che esce dalla fessura come fosse una sorta di lente a contatto morbida.

Questa tecnica è straordinaria per la scarsa invasività e per la capacità che ha di permettere  alla cornea di tornare in brevissimo tempo nelle condizioni iniziali; senza il rischio di dislocazioni del flap che pur se limitatamente possono verificarsi nell’Eye-Lasik.

PRK

Questa tecnica fino a 15 anni fa veniva utilizzata negli USA per la correzione dei difetti refrattivi in più del 50% dei casi. Oggi questa microchirurgia si untilizza per non più del 20/25% dei casi; ciò pur non avendo assolutamento perduto la sua capacità correttiva.

Il minor utilizzo è legato non al risultato finale, che è simile rispetto a quello ottenuto con le altre tecniche, ma è dovuto al fatto che con la PRK per alcuni giorni il paziente lamenta una certa dolenzia e fotofobia essendo il laser ad eccimeri utilizzato dopo asportato l’epitelio corneale; ciò rende la tecnica non indolore. Anche se in questo caso l’asportazione dell’epitelio non è paragonabile al taglio della cornea che si utilizza nelle tecniche Lasik e Eye-Lasik.

La procedura si esegue in anestesia topica quindi risulta assolutamente indolore; dopo l’intervento si mette una lente a contatto terapeutica ad alta idratazione che permane fino alla riepitelizzazione corneale che di solito richiede circa 1 settimana.

Post-operatorio

Dopo qualche ora dall’intervento può comparire dolore conseguenza della ferita indotta rimuovendo l’epitelio corneale; questo dolore viene ben controllato, oltre che con farmaci antidolorifici, utilizzando un’opportuna reidratazione dell’occhio operato con colliri antibiotici e con lacrime artificiali tenute in fresco. Specialmente le lacrime artificiali vengono somministrate a intervalli di tempo brevi.

E’ consigliabile, per i primi 3 giorni in ambienti con poca luce; dopo 3/4 giorni i fastidi diminuiscono bruscamente; nel 95% dei pazienti si raggiunge il risultato desiderato, ma molto dipende dalla cicatrizzazione della ferita. Se questa si chiude troppo rapidamente è facile che ritorni una parte di miopia; l’esperienza insegna che l’utilizzo di corticosteroidi tende a rallentare una precoce cicatrizzazione.

I pazienti vanno esaminati ogni 3/4 giorni nelle prime 2 settimane dopo l’intervento.

Complicanze

Infezioni

Si possono manifestare specie nella tecnica PRK per l’utilizzo di lenti a contatto; in realtà, dopo migliaia di interventi, posso dire che spesso dipendono dalla sconsideratezza del paziente che non assume come da indicazioni i farmaci prescritti; o che ha atteggiamenti scarsamente igienici tipo toccarsi gli occhi con mani non pulite, vivere con animali domestici. Ricordo ad esempio un caso di un paziente che al primo giorno dopo l’intervento fece un bagno in piscina causando si un’infezione parassitaria da entamoeba histolytica; un protozoo che vive nella acque stagnanti o in piscine.

In conclusione quindi, per la buona riuscita dell’intervento occorre seguire la terapia, fare maggior attenzione alle condizioni igieniche e consultare spesso il medico specialista.

Aloni Notturni

Si verificano solitamete in pazienti che hanno di base un diametro pupillare notevole (6/7mm rispetto a 2/3mm della normalità). In questi rari casi può essere utile la somministrazione di pilocartina collirio all’1/2% per mesi allo scopo di potenziare il muscolo sfintere dell’iride.

Opacità corneali

Un tempo molto più frequenti a causa del calore del laser, oggi ridotti per il minor calore indotto; per l’utilizzo di liquidi freddi e per i trattamenti particolarmente lunghi (come nel caso di elevate miopie) di una sosta a metà intervento con liquidi stessi.

 

 



Dr. Carmine Ciccarini

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