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15/Lug/2022

L’Oftalmopatia Basedowiana (OB) è una malattia su base autoimmune che mostra il suo sintomo principale sull’esoftalmo, l’anomala sporgenza (esoftalmo o proptosi) degli occhi. In realtà si tratta di un insieme di disturbi agli occhi spesso associati all’ipertiroidismo legato al morbo di Basedow.

Il morbo di Basedow-Graves è una malattia autoimmune, in cui il sistema immunitario riconosce come estranea all’organismo la tiroide e la attacca producendo degli anticorpi contro il recettore del TSH (TSH-receptor antibodies, TRAb) situati sulle cellule tiroidee.

L’Oftalmopatia Basedowiana è una malattia più frequente nelle donne che negli uomini. Generalmente si manifesta con forme lievi. La malattia condivide il meccanismo autoimmune delle disfunzioni tiroidee cui è spesso associata, in prevalenza nei pazienti con ipertiroidismo. Alcune terapie per la cura delle disfunzioni tiroidee possono peggiorarne i sintomi. Il segno clinico più evidente è l’esoftalmo, la sporgenza dei bulbi oculari verso l’esterno, insieme ad altre alterazioni nei muscoli extraoculari e un interessamento del nervo ottico, che può subire una compressione con conseguenze sulla visione.

La patologia base autoimmune. I fattori che intervengono sono di diverso tipo: predisposizione genetica, sesso femminile, età, disfunzione tiroidea, fumo di sigaretta. L’ipotesi prevalente è che sia provocata da un’infiltrazione dei linfociti T, cellule immunitarie che normalmente entrano in azione per difendere l’organismo dall’aggressione di virus e batteri. I linfociti riconoscono per errore alcune proteine presenti nei tessuti oculari come estranei e potenzialmente pericolosi, attaccandoli. Questo provoca una reazione a catena, con la produzione di molecole infiammatorie che determinano il processo flogistico e l’aumento di volume dei muscoli o del tessuto oculare.

 

SINTOMI

Le manifestazioni della patologia sono diverse a seconda della gravità della malattia. Esse includono:

  • Esoftalmo o proptosi, l’anomala sporgenza degli occhi verso l’esterno che può essere bilaterale o monolaterale, simmetrica o asimmetrica.
  • Dolore oculare, anche intenso e spesso durante il movimento degli occhi.
  • Arrossamento e bruciore, spesso al risveglio.
  • Secchezza oculare.
  • Sensazione di corpo estraneo.
  • Lacrimazione abbondante.
  • Ulcerazioni corneali, vale a dire lesioni della membrana esterna e trasparente dell’occhio.
  • Compressione del nervo ottico (neuropatia ottica compressiva).
  • Diplopia, vale a dire sdoppiamento della visione.
  • Annebbiamento della vista.

 

Quali i fattori di rischio?

Il fumo di sigaretta è uno dei fattori di rischio conosciuti nei pazienti affetti da ipertiroidismo autoimmune, per cui l’unica prevenzione è data dal non fumare.

 

DIAGNOSI

Gli esami per la diagnosi includono:

  • Valutazione e misura della protrusione dei globi oculari (proptosi o esoftalmo) tramite esoftalmometro di Hertel, TAC e Risonanza magnetica nucleare.
  • Ecografia orbitaria.
  • Risonanza Magnetica
  • Lo studio dell’Oftalmopatia si basa anche sulla valutazione di alcuni segni distintivi durante la visita medica, quali:
    • Segno di Dalrymple, la retrazione della palpebra, che si presenta rigonfia e ispessita, e la protrusione dei bulbi oculari.
    • Segno di Graefe, con immobilità o retrazione della palpebra superiore durante il movimento verso il basso dell’occhio.
    • Segno di Jeffroy, assenza di corrugamento quando si guarda verso l’altro.
    • Segno di Moebius, difficoltà nella visione da vicino.

 

TRATTAMENTI

Per individuare la necessità di un trattamento specifico per il morbo di Basedow, è molto importante stabilire la gravità e la progressione della malattia.

Nelle forme lievi è sufficiente l’uso di colliri a base di lacrime artificiali, che consentono di ridurre la secchezza oculare. L’uso di colliri-betabloccanti è indicato in caso di aumento del tono oculare.

I corticosteroidi hanno azione antinfiammatoria.

In forme particolarmente gravi è indicata la soluzione chirurgica al fine di decomprimere la cavità orbitaria.


01/Ago/2017

L’esoftalmo tiroideo si definisce anche oftalmopatia di Graves

L’esoftalmo è causato dal morbo di Graves-Basedow, malattia autoimmune con formazione di anticorpi che colpiscono il recettore dell’ormone TSH (tireo stimolante).

Le persone affette da questa patologia a seconda delle casistiche, variabili dal 30 fino al 70%, mostrano esoftalmo (occhi sporgenti) che possono essere bilatetali ma anche monolaterali.

Si noti l’esoftalmo (occhio sporgente accompagnato a retrazione del muscolo elevatore della palpebra superiore

Di solito l’esoftalmo si presenta nella fase di regressione dell’ipertiroidismo. Questa condizione comporta disturbi per la difficoltà a chiudere gli occhi; specie di notte, esponendo la cornea a una cheratite da secchezza oculare. L’eccesso di grasso retro-orbitale può anche causare una compressione del nervo ottico; fino a casi estremamente gravi che possono condurre all’atrofia ottica.

L’immagine di profilo mostra in maniera netta la protusione del bulbo oculare

Terapia

Solitamente per la cura dell’esoftalmo si usano cortisonici per via generale; ma è possibile, per evitare gli effetti collaterali sistemici, usarli per via retro-orbitaria o peri-bulbare.

Se si propende per questa soluzione, il paziente deve essere avvertito che per alcuni giorni l’occhio può essere più sporgente, prima che si abbia un miglioramento; per mia esperienza questo può essere importante con riduzione anche fino a 2/3 mm dell’esoftalmo valutato con il metodo della esoftalmometria.

Attualmente in Inghilterra pare riscuotere successo l’uso di TEPROTUMUMAB, anticorpo monoclonale usato anche nei tumori mammari, nel linfoma di Hodgkin, e nei sarcomi.

Dalle ultime ricerche dopo 6 settimane di trattamento con questo farmaco per via endovenosa; il 40/50% dei pazienti ha mostrato una forte riduzione dell’esoftalmo.

Le due immagini riferite alla stessa persona mostrano (nella foto inferiore) il netto miglioramento della patologia dopo il trattamento

Nei casi più gravi bisogna però ricorrere alla chirurgia orbitaria per rimuovere il grasso retro-orbitario, anche se questa terapia chirurgica ha rischio di complicanze piuttosto gravi.



Dr. Carmine Ciccarini

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