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17/Mag/2022

La congiuntivite o la lacerazione congiuntivale possono essere la prima presentazione e persino l’unica manifestazione sintomatica in un paziente affetto da infezione da COVID-19.

Sono state osservate diverse manifestazioni oculari di COVID-19, tra cui malattie retinovascolari, uveite, neuropatie ottiche e coinfezioni fungine orbitali.

Dall’emergere del coronavirus a Wuhan, in Cina, nel 2019, molti studi hanno ipotizzato alcune sue tipiche manifestazioni oculari tra cui congiuntivite follicolare, emorragia sottocongiuntivale, arrossamento e secchezza oculare.

La cheratite da esposizione e la congiuntivite mucopurulenta sono state riscontrate soprattutto nei pazienti ricoverati in unità di terapia intensiva; queste potrebbero essere dovute all’esposizione agli occhi di ossigeno a maschera aperta. Le manifestazioni oculari potrebbero essere i primi sintomi a comparire in alcuni pazienti infetti.

La somministrazione di farmaci antivirali sotto forma di collirio in seguito alla comparsa di manifestazioni oculari in seguito al COVID-19, potrebbe influenzare il livello di carica virale nelle lacrime e nelle secrezioni congiuntivali.

La presenza del virus nelle lacrime e nelle secrezioni congiuntivali ha rivelato la possibilità della sua trasmissione attraverso le secrezioni oculari; ciò potrebbe spiegare le morti tra gli oftalmologi. Anche molte ricerche hanno stimato la risposta immunitaria al virus nell’occhio stimando l’immunoglobulina (A IgA). Anche senza manifestazioni congiuntivali, il virus potrebbe essere trovato nelle lacrime che impongono la necessità di misure di sicurezza durante la pratica oftalmologica che potrebbero utilizzare occhiali protettivi, distanze sociali nelle cliniche e persino dispositivi di protezione individuale (DPI) completi.

occhio e coronavirus
occhio e coronavirus

COMPLICANZE NEURO-OFTALMOLOGICHE DI COVID-19

Da quando il virus SARS-CoV-2 ha fatto la sua comparsa, alla fine del 2019, sono state descritte molteplici complicanze neuro-oftalmologiche che si sono manifestate in associazione alla sindrome respiratoria acuta.

Nonostante i sintomi più comuni di questa nuova patologia includano febbre, tosse, affaticamento e mancanza di respiro, è ormai noto come COVID-19 non sia una malattia prettamente respiratoria. In effetti, il virus può produrre una vasta gamma di manifestazioni correlate a malattia cardiaca acuta, danno renale acuto, vasculopatia, coagulopatia, presenza di marcatori infiammatori elevati e danno neurologico.

Anche le condizioni neuro-oftalmologiche rilevate sono varie e possono comparire nel corso dell’infezione; o anche durante la fase di recupero. Le condizioni descritte possono essere il risultato di una serie di meccanismi fisiopatologici ancora da chiarire. Tuttavia, tendono a rientrare all’interno di tre categorie generali:

  • sindrome infiammatoria post-virale,
  • sequele di uno stato pro-infiammatorio con iper-coagulabilità e tempesta di citochine,
  • anomalie sistemiche che includono ipossia e ipertensione grave.

In particolare, tra le complicanze neuro-oftalmologiche di COVID-19 più diffuse, sono state descritte disfunzioni del nervo ottico, anomalie del movimento oculare e difetti del campo visivo.

Neurite ottica

Casi di neurite ottica sono stati descritti in pazienti con una comprovata infezione da SARS-Cov-2.Tra i pazienti con infezione da COVID-19, presunta o confermata, sono stati segnalati casi di positività agli anticorpi anti-glicoproteina mielinica oligodendrocitaria (MOG). Presumibilmente, l’infezione da coronavirus ha innescato in questi pazienti una risposta autoimmune; con produzione di anticorpi MOG, ma non è ancora chiaro se il virus sia in grado di innescare questo processo o se porti alla luce una predisposizione alla malattia.

Paralisi dei nervi cranici

Diplopia e ptosi sono state descritte in alcuni pazienti subito dopo la diagnosi di COVID-19.  È stato riportato che in diversi pazienti i deficit motori oculari sono scomparsi entro pochi giorni dalla risoluzione dei sintomi tipici dell’infezione.  I deficit della motilità oculare osservati sono stati associati a parestesie e iporeflessia; suggerendo la presenza della variante di Miller-Fisher della sindrome di Guillain Barré. In alcuni pazienti è stata diagnosticata la miastenia grave, con presenza di anticorpi contro i recettori dell’acetilcolina. Come nel caso della neurite ottica, si è ipotizzato che COVID-19 possa slatentizzare una predisposizione dei singoli pazienti ai processi autoimmuni.

L’infezione da SARS-CoV-2 è stata anche associata a uno stato di aumentata coagulazione, con sviluppo di trombosi del seno venoso cerebrale, in grado di aumentare la pressione intracranica, con conseguenze sul sesto nervo cranico e papilledema. Infine, chemosi congiuntivale è stata osservata in pazienti con infezione grave ed essudato oculare significativo.

Anomalie del movimento oculare e nistagmo

L’oscillosia è stata descritta in diversi casi clinici in associazione ad atassia e mioclono, di solito nel contesto di encefalopatia e in seguito a grave coinvolgimento sistemico dovuto all’infezione da SARS-CoV-2. Questi pazienti presentavano lesioni cerebellari alla risonanza magnetica, compatibili con romboencefalite post-infettiva immuno-mediata.

Difetti del campo visivo

L’ictus, soprattutto nella popolazione più giovane, è stata una delle complicanze neurologiche più notevoli e devastanti di COVID-19. In seguito al coinvolgimento dei lobi occipitali, sono stati documentati difetti del campo visivo e Visual Snow Syndrome in diversi pazienti. Nei pazienti con malattia da nuovo coronavirus è stata riportata anche la sindrome da encefalopatia posteriore reversibile (PRES), che può avere come conseguenza difetti del campo visivo transienti.

 

Bibliografia

Doria M. Golda and Steven L. Galettab, Neuro-ophthalmologic complications of coronavirus disease 2019 (COVID-19), Neurosci Lett. 2021 Jan 18; 742: 135531. doi: 10.1016/j.neulet.2020.135531

Ocular Manifestations of Post-Acute COVID-19 Syndrome, Upper Egypt Early Report – Authors; Tohamy D , Sharaf M, Abdelazeem K , Saleh MGA, Rateb MF, Soliman W, Kedwany SM , Omar Abdelmalek M, Medhat MA , Tohamy AM, Mahmoud H – 9 June 2021

 


05/Mag/2020

 La Congiuntivite da Covid

articolo presente in “DS – Dossier Salute” magazine un line al seguente link

Sembrerebbe che recenti studi dello Spallanzani evidenzino come gli occhi siano una possibile fonte di contagio del virus COVID. Dagli stessi studi inoltre emerge che il coronavirus è attivo anche nelle secrezioni lacrimali, dei pazienti positivi; da un tampone oculare i ricercatori hanno isolato il virus, dimostrando che esso è in grado di replicarsi anche nelle congiuntive. La ricerca ha anche evidenziato che i tamponi oculari possono essere positivi quando invece i campioni del distretto respiratorio non mostrano più tracce del virus: alcuni campioni respiratori  esaminati, infatti, a tre settimane dal ricovero risultavano ormai negativi, mentre il campione oculare sarebbe stato ancora debolmente positivo sino a 27 giorni dal ricovero.

A questo punto c’è da chiedersi se la congiuntivite da covid sia l’ennesima chimera creata per creare ulteriore apprensione, come se quella già innescata non fosse abbastanza, o si tratti di una evoluzione per così dire “normale” di un virus di cui poco si conosce, ma che si comporta in definitiva come molti altri; è possibile trovarlo nelle secrezioni e, quindi, anche nelle lacrime.

La cheratite da Adenovirus è una patologia ben più dannosa per l’apparato visivo

Ciò che è certo è che saranno necessari ulteriori studi per verificare fino a quando il virus continua ad essere attivo, e soprattutto con quale e quanta carica virale, risulti potenzialmente infettivo nelle lacrime.

La “congiuntivite da Covid” si trasmette spesso per “autocontagio” con le mani; può essere presente quindi nelle secrezioni lacrimali in pazienti già affetti dal virus, seppur con bassa carica virale, nella maggior parte dei casi.  Le lacrime infatti contengono naturalmente lisozima; che è una sostanza che ha la funzione principale di proteggere l’occhio e ripulirlo allergeni, batteri e virus; inoltre i movimenti oculari uniti all’azione “filtrante” delle ciglia ne aumentano l’efficacia.

Tenendo ora presente che la malattia si manifesta in presenza di alte cariche virali e se lacrime infette arrivano fino alla mucosa della gola, mi sento di poter affermare, secondo la mia esperienza clinica, che molto più pericolosi a livello dell’apparato oculare e corneale restano gli herpes, gli adenovirus che sono decine di migliaia di volte più frequenti della congiuntivite da coronavirus .

Le congiuntiviti veicolate dal virus covid, tra l’altro, non causano, nella quasi totalità dei casi, danni corneali e il rossore si presenta uniforme e tenue, indistinguibile da altre lievi infiammazioni congiuntivali.

E poi come si cura un eventuale congiuntivite da coronavirus se per il virus non esiste terapia?

Unico dato di orientamento: il paziente è malato di covid già diagnosticato.

A mio avviso attualmente l’unica cura possibile è rappresentata dai normali antivirali usati per l’herpes e l’adenovirus (acyclovir pomata); un lavaggio con 2 o 3 gocce di betadine al 30% per 3 minuti per poi sciacquare con soluzione fisiologica. Sempre ammesso che il covid attacchi la congiuntiva, il che ha una probabilità comunque alquanto bassa, l’unico principio attivo che per la mia esperienza, può avere effetti risolutivi è la lactoferrina; questa distrugge le membrane cellulari di virus tipo Hiv ed Ebola. Il dosaggio di lactoferrina deve essere di 40mgr al giorno in compresse.

La conclusione che mi sento di fare in chiusura a queste brevi osservazioni dettate dalla mia pluridecennale esperienza del campo delle malattie rare dell’apparato visivo, è che la probabilità che il virus covid provochi danni all’occhio è alquanto remota, come remota mi sembra anche la possibilità che le lacrime di pazienti con virus “non manifestato” da altri sintomi più gravi, contengano la carica virale sufficiente perché si possano considerare veicolo di contagio.



Dr. Carmine Ciccarini

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