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Il futuro delle malattie oculari

5 Maggio 2020 by carmineciccarini
Articolo pubblicato sul quotidiano “Il Tempo” del 30 Aprile 2020

Specializzato in malattie oculari, Oftalmologia presso l’Università di Parma, centro di eccellenza per lo studio e la cura delle malattie rare dell’apparato visivo, il Dott. Ciccarini si occupa principalmente di queste patologie, lavorando a stretto contatto con specialisti di fama internazionale; ha frequentato corsi di perfezionamento presso centri specializzati tra cui l’Ospedale di Lione e il John Hopkins Hospital negli Stati Uniti.

Ad oggi ha effettuato tra l’altro circa 8000 interventi con laser per la correzione di miopia, astigmatismo e ipermetropia; è stato tra i primi ad intervenire negli anni ‘90 con microtagli di 2-3 mm in anestesia topica, con pronta riabilitazione dei pazienti.

Da oltre 10 anni si occupa principalmente di malattie oculari, degenerazioni maculari e soprattutto di malattie rare: retinite pigmentosa, sindrome di Best, sindrome di Leber; per le sue terapie, abbina farmaci in uso e preparazioni galeniche magistrali con prodotti naturali da lui formulate.

D.: Da quello che si legge, lei viene considerato una sorta di oculista “visionario” avendo negli anni previsto molto sull’evoluzione delle malattie oculari, in particolare mi riferisco alla cura delle malattie rare….che può dirci?

R.:  L’attuale evoluzione scientifica ci indica che le cellule staminali non sono, allo stato dei fatti, disponibili nelle attuali tempistiche e ci vorranno anni, se non decenni, per renderle disponibili a livello terapeutico.

D.: Ma esistono controindicazioni all’utilizzo di una tale terapia?

R.: La probabilità che si sviluppino cellule anomale che potrebbero degenerare senza dubbio esiste.

D.: Allora attualmente quali sono i farmaci più all’avanguardia?

R.: Senz’altro gli anticorpi monoclonali. Questi sono usati non solo in oculistica, ma anche nella cura di malattie neoplastiche ed autoimmuni. Queste sostanze hanno potenzialità enormi e ancora sconosciute. Probabilmente in futuro farmaci di questa categoria attualmente in uso per un numero ristretto di patologie; saranno utilizzati anche nelle malattie oculari proprio per le loro capacità neuro protettive. Non è un caso che farmaci “offlabel” come la vecchia Talidomide, usata negli anni sessanta come antiacido in gravidanza e poi ritirata dal mercato perché provocava la focomelia degli arti nel feto, siano stati riabilitati ed usati nella cura di leucemie, linfomi, mielomi e come coadiuvante nel morbo di Crohn e nella malattia  di Beh¢et.

D.: E per quanto concerne il campo di applicazione specifico delle malattie dell’apparato visivo, nervo ottico e macula in particolare? In una sua recente intervista all’ANSA ha parlato anche di NGF….

R.: Per riagganciarci a quello che dicevo prima, ad esempio nella retinite pigmentosa, il trattamento con Ranibizumab usato per il trattamento degli edemi foveali, ha determinato in certi pazienti un sostanziale miglioramento del campo visivo. Tutti sperano nel trattamento genetico, ma con moltissime patologie, con decine e decine di variabili genetiche da valutare, ne sono state individuate una minima percentuale quindi siamo ancora lontani dalla proficua applicazione della terapia.

D.: Quale secondo lei allora lo scenario futuro?

R.: Sicuramente l’NGF, ma attualmente l’utilizzo è, come dicevo, estremamente limitato. Il farmaco è utilizzato soltanto come collirio e non ne è ancora consentito l’uso per via intra-vitreale. Sono ragionevolmente convinto che questo farmaco costituirà la chiave di volta per un svolta epocale nella cura delle malattie del nervo ottico sia genetiche che acquisite, con un’azione positiva anche sulle maculopatie.

Mi auguro che la mia visione si concretizzi in tempi ragionevoli in modo da poter dare una possibilità per migliorare le condizioni di vita di tutti quei pazienti che convivono con patologie oculari, magari poco conosciute, ma senza dubbio invalidanti.



Dr. Carmine Ciccarini

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