Atrofia del nervo ottico: le nuove prospettive terapeutiche
Il nervo ottico, fondamentale parte del sistema nervosi centrale, collega il bulbo oculare direttamente al cervello. È grazie a questo che risulta possibile trasformare gli impulsi ricevuti della retina, di cui è naturale prolungamento, in percezione e, dunque, visione. Le patologie che affliggono il nervo ottico sono molte.
Una delle più gravi è, senza dubbio, la cosiddetta atrofia del nervo ottico. Questa può essere definita come la morte dei tessuti nervosi, incaricati di trasformare in immagini le stimolazioni registrate dall’occhio.
Si tratta di un danno neuronale in grado di provocare un oscuramento della vista, comportando un danno irreversibile. Le nuove prospettive terapeutiche in materia stanno riscuotendo un enorme successo, tanto da riattivare la speranza di un miglioramento per alcune particolari condizioni.
Cause e sintomi
Le cause dell’atrofia del nervo ottico possono essere molte. Tra queste, la più comune è sicuramente quella relativa ad uno scorretto apporto di sangue, tale da generare un processo ischemico. Questa particolare causa è facilmente riscontrabile in persone che hanno superato una certa soglia di età. A tal proposito si ricorda che lo stesso glaucoma, malattia dell’occhio molto comune, può provocare l’atrofia. Inoltre, qualsiasi tipo di evento imprevisto, come, ad esempio, un trauma dovuto ad un urto o un accidentale contatto con sostanze tossiche può comportare la medesima spiacevole conseguenza.
Le moderne prospettive
Da sempre, si dice che il danno da atrofia del nervo ottico sia irreversibile. Per questo motivo è essenziale un intervento tempestivo, che ponga rimedio alla malattia di base, così da eliminare o limitare eventuali danni. L’aiuto di esperti del settore, insieme a dei regolari controlli, possono, dunque, rivelarsi fondamentali. Le nuove tecniche sperimentate, però, forniscono dati sostanzialmente positivi. Esistono, infatti, dei farmaci in grado di eliminare alcune sostanze responsabili della progressiva atrofia del nervo.
Alcuni recenti studi hanno dimostrato che, dopo mesi di trattamento, alcuni dei pazienti sottoposti a terapia presentano incoraggianti miglioramenti. La somministrazione, inoltre, presenta effetti collaterali lievi o, addirittura, assenti. Sono notizie che fanno ben sperare, perché aprono la strada a nuove prospettive terapeutiche che potranno migliorare l’approccio della medicina a tale particolare affezione.
Per saperne di più sull’argomento, rivolgiti al Dottor Carmine Ciccarini, oculista specializzato in numerose patologie dell’occhio.